BEYOND BORDERS
A human and professional experience of an italian NGO in the Horn of Africa
I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio tutti, sennò chiamateli privilegi.
Gino Strada
L’Africa è probabilmente uno dei continenti più raccontati dai fotografi di tutto il mondo. In particolare, negli anni ‘80 e ‘90 è stata un recipiente di storie, perlopiù drammatiche, fotografate in maniera diretta, senza lasciare nulla all’interpretazione, uniformando così una visione che lasciava poco spazio al pensiero e alla riflessione personale del singolo lettore.Negli anni successivi, si è sentita la necessità, in fotografia, di alzare il livello di restituzione visiva, cercando di andare oltre un descrittivo che, il più delle volte, ha avuto una funzione contraria rispetto all’intento iniziale. Immagini troppo dirette che evidenziassero solo ed esclusivamente le problematiche non hanno fatto altro che alimentare uno stigma sociale saturando una riflessione visiva che ha portato a guardare da altre parti. Nel tempo i fotografi ma per lo più i commissionanti hanno ben capito che c’era bisogno di altro.In Beyond Borders, il fotografo Giulio Di Meo, con sensibilità e delicatezza, suggerisce e documenta con uno sguardo personale. Ci prende per mano e ci conduce in contesti duri, alternandoli però a situazioni di ricerca e speranza, mantenendo il focus su un aspetto sanitario importantissimo per il mondo intero, ma ancora di più per l’Africa, dove ben conosciamo le grandi difficoltà sanitarie che investono questo continente. Con sapienza ed un attento sguardo, Giulio non solo ci mette davanti gli sguardi di quei ragazzi adolescenti durante il loro quotidiano ma in alcuni frangenti decontestualizza luoghi e persone per rendere tutto più personale. Ed è in quelle fotografie che la narrazione prende più forza. L’alternanza di fotografie descrittive a quelle invece più evocative permette di creare una narrazione che va a porsi su livelli di lettura più alti facendo in modo, al lavoro fotografico, di raggiungere una platea più vasta e stimolata da quello che vede.La fotografia e ancora oggi uno degli strumenti comunicativi più forti, probabilmente con i suoi limiti, ma se fatta con sapienza riesce a smuovere non rimanendo solo un documento storico. Ben venga quindi una fotografia che si allontani un po’ da quello per cui la fotografia stessa e nata (strumento di documentazione) ma che vada ad evidenziare una visione che possa in qualche modo sviluppare un percorso personale del singolo lettore. L’importanza della narrazione fotografica per attenzionare, documentare e informare su chi sta investendo con passione e coraggio nella sanità in Africa è ancora oggi fondamentale, cosi come lo è il modo in cui viene realizzata.
Abbiamo sempre più bisogno di soffermarci a riflettere davanti a delle immagini. Oggi più che mai, esse hanno lo scopo di stimolare in noi lettori tutti quegli aspetti che, con una fotografia sempre più stock a invadere il nostro quotidiano, si erano inesorabilmente assopiti.In fondo, la capacità di evocare riflessioni profonde e di stimolare un dialogo interiore è ciò che rende la fotografia un’arte potente e senza tempo.
Fausto Podavini